Alpinismus walkabout

I manualen del bravo alpinisten prevedono che, prima delle lunghe e complesse salite estive, ci si dedichi a “fare un po’ di metri”, come si dice in gergo: a fare volume.
Una volta iniziavo a fare volume a febbraio.
Quest’anno sono un po’ in ritardo.
E ho iniziato a luglio. E non solo per colpa del Covid…
Se va avanti così, le “lunghe e complesse salite estive” aspetteranno l’anno prossimo.
Anche se “mai dire mai”.

In ogni caso, nelle righe che seguono troverete uno stringatissimo aggiornamento sulle vie salite con Gianluca, di cui una nuova e due reloaded.

NASO RIBELLE
Rivadossi, Monecchi – VIII- o VII-/A1 (110 m)

Nuovissimo itinerario di Matteo e Simone sul Campanile Alto d’Eridio, un torrione che si erge lungo una vaga linea di speroni in un appartato e suggestivo angolo della sponda orientale del Lago d’Idro. La via, anche se aperta a fix, richiede integrazione a fr (L1, L3 e L4). Nonostante i gradi francesi della rel, non è sportiva e non va affrontata se non si ha esperienza alpinistica: la roccia, una dolomia molto lavorata di bassa quota, richiede attenzione.

Avvicinamento – Lasciare l’auto sulla strada Idro-Vesta 70 m prima di una galleria e circa 1,2 km dopo il cartello “Vantone”; ampio spiazzo per parcheggiare. Salire una breve rampa verso S fino a connettersi col “Sentiero Attrezzato”; imboccarlo e seguirlo verso S per qualche decina di m fino a poter salire a sx (E) per un sentiero che porta a una piccola falesia di arrampicata. Di qui seguire la traccia a bolli arancioni che si inerpica per ripidi canali boscosi fino alla base del torrione. La via attacca sul suo versante NO, qualche m a sx di una fissa che dà accesso al primo fix dell’itinerario “Ugo Mariani” (fix, ca 120 m), che sale il versante SO del Campanile. Ca 30′.

L1 – Salire una breve e faticosa fessura protetta a fix (occhio alle scaglie a sx) fino a potersi ribaltare sulla bella placca compatta soprastante (roccia solida); per questa, tagliando da sx a dx un’evidente sistema di fessure, raggiungere la cengia sotto il Naso (35 m – VI+/VII.);
L2 – A dx per breve diedrino strapiombante; si aggira a dx un piccolo tetto e si sale diritti per roccia scagliosa, ma ripulita fin sotto uno strapiombo accentuato; di qui a sx oltrepassando il filo di spigolo (20 m – VIII- o VI+ e A1);
L3 – Diritti e a dx per placca lavorata aggirando a dx uno spigolo e salendone poi la continuazione appena possibile; attenzione ai molti pilastrini staccati (30 m – VI); per me volo con atterraggio sotto il tetto per rottura di un appiglio in fase di aggiramento dello spigolo;

L4 – Muretto e poi di nuovo spigolo; occhio alla roccia (25 m – V/V+).

Discesa – Dalla via “Ugo Mariani”; C2 esposta e scomoda.

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LA SCUOLA PITAGORICA E HANS DÜLFER
Grill, Kluchner, Heiss, Königseder – VII- (220 m)

Primo reload di una via salita con Eva 4 anni fa.
Dicono che, dopo i 40, si perda un 2% di forza all’anno. Non ho capito se la cosa è da considerarsi en absolut (e quindi se, partendo da 100, il primo anno si passa a 98, il secondo a 96, il terzo a 94 e così via) o sommativa (e quindi se, partendo da 100, il primo anno si passa a 98, il secondo anno a 96,04, il terzo a 94,12 e così via).
Bah…
In ogni caso si perde forza.
Devo però dire che le Cobra a banana hanno contribuito a complicarmi la vita: non so per quale motivo La Sportiva ha modificato –  non so quando – la scarpetta inserendovi una specie di intersuola a guscio che rende l’avampiede poco flessibile e, dopo qualche risuolatura, lo incurva verso l’alto, rendendo difficili gli spalmi e impossibili gli agganci di alluce sugli appoggi.
La scarpa perfetta per disimparare ad arrampicare…

Non relaziono l’itinerario: ci sono già parecchie rell in internet, tra le quali quella dei primi salitori (arrampicata-arco) e quella dei Sass Baloss.
Segnalo solo gli svariati cordoni ormai da sostituire.
Inoltre il rientro alle Sarche è reso complicato dal completamento del fossato paramassi a monte dell’abitato.
Come si esce dal labirinto senza fare su e giù dalle reti di contenimento?

Ultimo: il VII- di questa via non ha niente a che fare col VI+/VII- della via precedente. Diciamo che c’è una differenza di mezzo grado circa, al ribasso. Uomo avvisato, mezzo salvato.

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IL CAMMINO DEGLI ETERNAUTI
Fieschi, Vincenzi – VII+ sost o VII- e A1 (140 m fino a S5, terminus sportivo)

Ennesima ripetizione, per me, di questa bellissima via di Silvio. Purtroppo ho dovuto constatare con amarezza che, se non la forza, almeno la convinzione non è più quella dei 20 anni. Ho salito in artif l’ultimo tratto di L2, un paio di passi di L3, 3 passi su L4, 1 passo su L5: a ogni fungo che prendevo, lo vedevo (con gli occhi della mente) rompersi e abbandonarmi a una rovinosa, scomposta e lunga caduta sulle vertiginose placche sottostanti.

E sì che le Futura, che ho usato al posto delle Cobra, tenevano alla grande, spalmando e agganciando che è un piacere.
E le dita strizzavano anche…
Bah, scherzi della mente…

Invece Gianluca ha tirato fuori dal cappello magico una prestazione delle sue: in libera senza stop su tutti i tiri (con un’impressionante passeggiata a sole braccia (!) sulla fessura sopra il tetto di L3).

Da notare: le pessime condizioni del sentiero d’accesso, la colata quest’anno stanziale su L1, alcune piastrine molto ossidate sui primi tiri e cordoni di sosta da sostituire, almeno su L2 e L5.

Discesa da S5 come da uso sportivo. C3 da S1 di Ritorno alle Origini (con qualche timore per gli spit antidiluviani accoppiati in linea e tenuti assieme da un cordino da 5 mm).
Quindi ieri non ho avuto il piacere di perdermi per la centesima volta sul sempre più misterioso e affascinante bosco sommitale.

Rel di riferimento: ATHT e Scuolagraffer (tutto in uno).
Gradi se possibile ancora più duri di quelli del Pota.

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