Soldato Blu – La relazione

Essi non chiesero il perché.
Non domandarono.
Però a morire ognuno andò.
Valle della morte per i seicento.
Sotto il furore di mille granate…
Fieri delle glorie passate…
Là nelle fauci della morte, là sulle soglie del nulla,
andarono i seicento.
Le spade sguainate al vento, lucide e lampeggianti,
disperata carica dinnanzi a un mondo attonito.
Essi non chiesero il perché.
Non domandarono.
Però a morire ognuno andò.
Di quei seicento...

Soldato Blu
R. Nelson, USA, 1970

1. Soldato Blu

Anche considerato che qualche centinaio di m sulla sx attacca Luna Comanche, ho sempre pensato che il nome della via si riferisse al famoso western del 1970.

Invece no.
Gianluca ha chiesto a Guido.
E lui gli ha detto che il nome della via è nato in seguito al ritrovamento in parete di un berretto blu da militare.
Su quelle cime aspre e con climi molto più rigidi di ora si combatté la prima guerra mondiale, che vide contrapposti sui ghiacciai dell’Adamello italiani e austriaci.

Quindi, in fondo, il senso non cambia molto.
Sempre guerra fu.

2. Peso

Non so se ho fatto bene.
A proporre a Gianluca di salire la via in giornata.
E ad accettare la proposta di Giovanni di risistemare la via.
Non ho più trent’anni.
E non so se reggerò al tour de force comprendente avvicinamento, salita, calate e rientro nell’arco delle 24 ore con un “bimbo” (trapano, fix, piastrine, punte, ecc.) di circa 6 kg sulle spalle.

Beh, ormai la decisione è presa.
Testa bassa e pedalare.

3. Erba e acqua

L’ultima volta ho salito questa parete nel 2006, con Ralf.
Avevamo puntato a Dottor Goretex, in giornata.
Già all’epoca scrivevo che soprattutto la parte bassa era umida e inerbata.
Purtroppo la fascia basale è sormontata da una vasta conca erbosa – più o meno a metà parete – che d’inverno e nelle estati piovose  si carica di abbondante neve e acqua. E queste poi percolano.

Non c’è da stupirsi che le strie d’acqua abbondino e che dell’umidità approfittino licheni e vegetazione.
Per fortuna cenge e fessure sono intasate da ottima isiga (Nardus Stricta) che, per quanto scivolosa, è forte e resistente alla trazione. Ho imparato ad apprezzarla in San Lucano, dove gli accessi alle pareti sono sbarrati da muri alti centinaia di m ricoperti di quest’erba spinosa, coriacea e salvavita.


L7 – Roccia compatta

Mentre salgo col “bimbo” sulla schiena non riesco a non meravigliarsi di quanto sia veloce la natura a riprendersi i propri spazi: le fessure pulite si riempiono, i chiodi sono sputati dalla roccia, piastrine, spit e fix intaccati dalla ruggine.

Mi tornano in mente le numerose vie salite in Dolomiti, protette da vecchi chiodi ritorti e anneriti. Quando aiutavo Sandro a risistemare la via, nel 2000 (mi ricorda Giovanni), pensavo che i fix che stavamo piantando nel granito non si sarebbero mai consumati e che avrebbero conservato per sempre il loro rassicurante splendore d’acciaio.

Così non è stato.
Kaos, l’indistinto abisso che circonda il principio, e Hylé, la materia informe, la selva cui noi uomini cerchiamo costantemente di dare organizzazione, con il loro ottuso e ciclico avanzare e arretrare, erodono
ciò che ha forma e lo risucchiano verso il principio.

La lotta è incessante e, almeno qui – ai remoti confini dell’impero degli uomini – destinata a risolversi a favore dell’informe: di troppo scarso valore sono i confini da difendere e per un numero troppo limitato di uomini.

4. Oltre la soglia

Avviene sempre.
Si supera un limite (di fatica, di fame o sete, di dolore)…
E il linguaggio si indebolisce, lasciando spazio a un pensiero più primitivo, istintivo, immaginifico.
Credo che la barriera, qui, su Soldato Blu, sia tra sesto e settimo tiro.
Oltre, Kaos e Hylé hanno ampio possesso del territorio e fanno valere le proprie prerogative.


L8 – Bel tetto di impostazione

A S8 sono passato davanti e conduco.
Dopo anni di assenza da questi luoghi e dal Metaxù, dal mondo sospeso tra di qua e di là, non ci sono più abituato.
Quindi mi muovo circospetto.


Prime fessure su L12

L12 mi richiede un tempo infinito.
E un tempo ancora più infinito mi richiede L13, sospesa sulle fasce strapiombanti della parte alta, con i suoi spit lontani e la sua roccia compatta.
Il sole mi sta cucinando.
Al penultimo spit impiego un’ora a staccarmi dal rassicurante ombelico di alluminio, piccolo frammento di civiltà in questo vuoto muto, per passare al successivo.
Sì, mi sono proprio rammollito.
Gianluca e Giovanni arrivano in sosta, provati dall’attesa.

La ripartenza da S13 mi richiede un surplus di disciplina.
Non mi ricordo il movimento. E i piedi, compressi nelle scarpette, sono gonfi e non hanno nessuna intenzione di farsi premere sui funghi di tonalite.
Per fortuna alla fine qualcosa dentro di me ha memoria del passo chiave. E mi ritrovo non so bene come in mezzo alla placca.

Ricomincio a navigare nel mare di granito, o meglio, a tentare di assecondare in obliquo e in salita onde e correnti di questo antico fluido pietrificato.
Mi areno solo nelle secche del tettino d’uscita dove una zolla d’erba a sx e righe di muschio nel fessurino sul fondo del tetto hanno nascosto le prese risolutive.
Sono rallentato anche dal ch di protezione, fuoriuscito per più di metà,  cui – vedo subito – non mi devo nemmeno immaginare di appendermi.

Esco sui prati della rampa finale.
Dovrebbe esserci la sosta, lì.
Non la trovo.
Proseguo. Dobbiamo fare in fretta.
Ma la fretta, si sa, è pessima consigliera.
Ho dimenticato in sosta il reverso per recuperare i compagni. E sì che ne abbiamo portati quattro.
Faccio sosta su spuntone sotto un magnifico diedro rosso, fuori linea, e recupero Gianluca e Giovanni alla vecchia, uno alla volta, col mezzo barcaiolo.
Altro tempo che se ne va.
In discesa dovremo muoverci, se non vogliamo passare la notte in parete.

5. Guardiani

In calata, per uno strano scherzo enantiodromico, Giovanni – che ha fretta di scendere per evitare il bivacco, è lento, mentre Gianluca – che vuole godersi fino in fondo quel tempo sospeso tra semi-oscurità ed eterno – è veloce.


Guardiani

Durante le ultime calate di tanto in tanto scorgiamo nei posti più impensati ombre di stambecchi stagliarsi di profilo tra parete e  cielo indaco.

E scesi a terra, sul sentiero di rientro li sentiamo bisbigliare nel buio appena alla nostra sinistra, con ronzii, borbottii e fischi che quasi si confondono nel fragore del torrente di fondovalle, carico delle acque di fusione.

Si muovono al nostro fianco, quasi a volerci scortare e a porre un argine a nostra difesa tra noi e Nux (Notte), figlia di Kaos.

Noi ci lasciamo scortare e rotoliamo, chi veloce chi zoppicante, giù come le pietre del ghiaione verso i rassicuranti confini che proteggono l’illusorio ordine del mondo degli umani.

Adiòs, Soldato Blu

***

SOLDATO BLU
Zizioli,  Bonvicini – VII/A1 o VIII-/A1 (700 m. – 565 m fino al terminus 2018)
Via bella e impegnativa che, come i vini buoni, col tempo guadagna in gusto. Per palati forti…

L1 – Per la netta fessura d’attacco o per placca alla sua dx alla rampa di continuazione della lama da cui origina la fessura; per questa in obliquo a sx per ca 20 m fino alla sosta in nicchia umida – 1 fix di sosta (30 m. – V);
L2 – Placca a sx della sosta per ca 30 m (30 m – VI);
L3 – Ancora diritti in placca a dx della sosta fino a un punto di fermata in nicchia alla base di un diedro (30 m – V+)
L4 – Lungo il diedro per qualche m fino a poterne uscire sulla sx (spit); quindi diritti e in obliquo a dx per placche articolate (40 m – VI+)
L5 – A dx per rocce delicate fino a entrare in una placca delimitata a sx dalla continuazione del sistema di diedri sottostante; sosta in nicchia umida (30 m – VI);
L6 – Lungo la linea di lame e scaglie a sx della sosta salendo più o meno diritti fino a poter rientrare a sx al vertice del sistema di diedri più a sx; di qui in obliquo a sx e diritti per rocce erbose fino a una cengia alla base di una bella placca rossa (55 m – VI+);
L7 – Traversare a dx fino a un diedrino per il quale si raggiunge il primo spit, a sx di un’evidente fessura cieca; per placca a sx della fessura fino a poter traversare e obliquare a dx puntando a una costola (1 ch universale ripristinato); per questa alla sosta sotto uno strapiombo ad arco (40 m – VII+, VII obbl);
L8 – Traversare a dx e superare lo strapiombo sfruttando al meglio la conformazione della roccia (20 m – VI);
L9 – In obliquo a sx entrando in un camino rosso; quindi in traverso a sx per cengia erbosa fino alla sosta in una nicchia, nei pressi di una scaglia sospesa (20 m – IV)
L10 – Prendere il camino più esterno dei due soprastanti la sosta, passando sotto un blocco incastrato; la via prosegue per strapiombo a dx del camino, placca articolata aggirando a dx un tetto, in obliquo a sx sopra il tetto, di nuovo placca e sopra questa per pendio erboso; sosta su roccia affiorante ca 15 m sopra l’inizio della cengia (40 m – VII- o VI/Ao)
L11 – In obliquo a sx per salti erbosi puntando alla base delle placconate soprastanti (2 fix di indirizzo poco sotto la sosta, posta su una stretta cengia rocciosa sulla dx di una vasta concavità di rocce ed erba che si incunea nelle imponenti placconate soprastanti) (50 m – V)
L12 – In obliquo a sx fino a poter salire una breve fessura che dà su un colatoio; puntare alle rocce articolate a sx di un evidente diedro strapiombante che delimita a dx il vago pilastro al centro della concavità (fix in acciaio di direzione alla sx della base del diedro; poss. scomoda sosta alla sua base); per le rocce articolate di cui sopra e lame in obliquo a sx fino alla sommità del pilastro; sosta di arrivo rinforzata con 1 fix da 8 mm e maillon rapide (55 m – VI);
L13 – In obliquo a dx fino a un vecchio spit; lasciare a sx le protezioni di Dottor Goretex e proseguire in traverso a dx fino a una fessura erbosa servita da 1 ch (visibile anche dalla sosta); di qui alla radice di un tetto sotto cui si traversa fino a raggiungere 2 spit vicini; ancora in traverso e in obliquo a dx fino alla scomoda sosta (35 m – VII+ e A1; VII+ obbl);
L14 – Ancora in traverso e in obliquo a dx; appena possibile e seguendo le protezioni salire per roccia più articolata fin sotto un tetto da aggirare sulla sx (occhio alla lametta che protegge il pass.; è da ribattere); quindi diritti a rampe erbose inclinate a sx; io perdo la sosta a ch (30 m) e proseguo per le rampe fino a una cengia erbosa, traverso a sx e faccio sosta su spuntone con resti di cordone di sosta sotto un bel diedro rosso; è sbagliato: la via prosegue per rampe e roccette più a dx; comunque (50 m – VII e Ao; VII obbl);
L15 – In traverso a dx per cengia fino a poter salire in obliquo a sx il sistema di rampe di cui sopra; sosta su fr BD2 e 3 (40 m – V-); è possibile arrivare a questo punto partendo dalla sosta a ch che ho saltato con 1 unico tiro di circa 60 m; i 2 diedri rossi strapiombanti sopra i prati verticali d’uscita dalle difficoltà devono restare a sx della linea di salita;
L16 – Per caminetti e rocce rotte (1 fix a ca 5 m dalla sosta) a una sosta sotto magnifiche placconate delimitate a dx da 1 diedro; la sosta è stata rinforzata per le calate con 1 fix da 8 mm e maillon rapide (30 m – V).

Di qui la via prosegue come da mia rel di Dottor Goretex and Mr Pile (L13, L14, L15).

Doppie: come da mia rel di Dottor Goretex and Mr Pile; integrati con maillon rapide nuovi o moschettoni trovati in parete [1 di Ralf sul secondo spit della lunghezza chiave di Dr Goretex (???)] svariati punti di calata. Si prega di non asportare.

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