Caionvico experience

Non scrivo da un bel po’, per mancanza di ispirazione e per troppo lavoro (4 progetti in 2 mesi). Avevo – e ho tuttora – un rifiuto per la scrittura. Soprattutto per quella non necessaria.

Ma mi rendo conto di essere in ritardo con 3 relazioni (le sole 3 vie salite nella tarda estate).

E poi, costretto a cambiare smartphone a causa del letterale collasso del precedente, ho preso un nuovo aggeggio che sembra funzionare piuttosto bene, anche senza luci, microfoni e ammennicoli vari.

Quindi magari il video di cui sopra sarà seguito anche da altri.
Resta il problema di come rendere produttivo il lavoro che faccio (non solo da un punto di vista creativo).
E resta il problema di come continuare a scrivere in modo interessante: le persone (io per primo) leggono molto meno (quindi, se nessuno legge, perché scrivere?); scrivere – bene – richiede molto tempo; e se, per lavoro, mi abituo a pensare e a esprimermi in modo descrittivo e tecnico, ne perde di molto la qualità della mia narrazione evocativa.

Pazienza…

A commento del video su Caionvico, aggiungo solo che il traverso della falesia classica (Canyonvic – qui lo storico .pdf orientativo di Marco Bonvini), da Hard Rock a Raptus, è lungo circa 80 m e, come lo faccio io, ha una difficoltà di 6b/6b+.
Purtroppo è molto unto.
Il traverso completo (fino a “Così Fan Tutte”), per la linea più facile, è attorno al 7b.
Dario lo faceva (tutto!) en passant con i pesi da sub.
A me da tempi biblici mancano 4 passaggi nella sezione più difficile.

Appena ho tempo, pubblico le relazioni sperimentali (video e testo) delle 3 vie che mancano all’appello e, se riesco, una news sulle falesie, vecchie e nuove, del monte Maddalena.

Così magari i climberz si disperdono. E Canyonvic si unge un po’ meno.
Ah, dimenticavo: no dry tooling a Caionvico.
Per quello c’è il Ghiacciarolo.

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