La Selvaggia Reloaded

Mentre cadevo pesantemente sul fondo della trincea
ebbi la certezza di essere definitivamente perduto.
Eppure, cosa strana, quel momento
è stato uno dei rarissimi nei quali possa dire
di essere stato veramente felice.
Compresi in quell’attimo,
come alla luce di un lampo,
tutta la mia vita nella sua più intima essenza.
Provai una certa sorpresa per il fatto che
essa dovesse finire proprio in quel punto;
ma quella sorpresa, devo dire, era piena di felicità.
Sentii, piano piano, i colpi indebolirsi
come se stessi affondando sotto la superficie di un’acqua scrosciante.
Dove ora mi trovavo, non v’erano più guerra, né nemici.

E. Junger, Nelle Tempeste d’Acciaio,
Guanda, Parma, 1998, p. 320

 

1. Ritorno tra gli alleati

Sono già stato qui, molto tempo fa, per salire “Il Luogo degli Esseri Brutti”, di Grill e soci.
A dire il vero la via parte qualche decina di m più a dx.
Ma la cupezza della parete soprastante, gli strapiombi friabili a blocchi, le pietre che cadono così, senza motivo, sono gli stessi. Devo dire che qui mi è facile rinunciare alla mia formazione positivistico-scientista e tornare a credere, come da bambino, a luoghi maligni e a insidiosi esseri di sogno.

A pari e dispari ha vinto Gianluca.
Quindi è partito lui. E ora sta tentando di salire un poco decifrabile diedrino di roccia marcia e umida che continua a respingerlo.
Gianluca si alza, punta i piedi e ricade sul terrazzino con un tonfo attutito. Il blocco sotto i suoi piedi ha ceduto e precipita frombolando verso di me.
Mi sposto.
Passa oltre e cade pesante sul terreno.
Non capisco: la rel. dice “a sx”; ma di là è tutto marcio; a dx, su una placca sporca, ma compatta, si nota una fila di fix recenti.
Non riesco a capire dove salga quella linea, evidentemente nuova: è troppo vicina a “La Selvaggia”, la via di Stefano che vorremmo ripetere; e a dx non vedo fix di continuazione.
Gianluca riparte, raggiunge un vecchio cordone su spuntone, obliqua a dx per rampa erbosa e friabile sotto il tetto e piega a sx, verso un leccio sospeso.
Qui le due linee confluiscono.
Il socio, non riuscendo a proseguire fino al soprastante boschetto per eccessivo attrito delle corde, mi recupera da un fix poco sopra lo strapiombo.
Parto io.
E ora?
Seguo i fix a dx (strapiombo e rimontino su placca compatta) o la descrizione di Stefano, che mi manderebbe a sx?
Tento a dx.
Molto duro.
Dovrei staffare.
Questo non è V+.
La via deve essere a sx.
Aggiro a sx lo strapiombo su roccia delicata e torno a dx puntando a una sosta a fix sul terrazzino sopra la zona compatta protetta a pressione.
Non ci capisco niente.
Sopra di noi una fila di fix prosegue proprio dove a occhio dovrebbe salire “La Selvaggia”.

 

2. Scendiamo?

I presagi non sembrano buoni: piovono pietre; e la linea è incerta.
Ma Gianluca è deciso.
E poi è arrivato il sole, che scalda le ossa e asciuga le rocce.
Gli ultimi tre tiri scorrono veloci e senza problemi, su roccia sempre più bella e linea in apparenza coincidente con la rel. di Stefano. Che lui abbia deciso di richiodare a fix la via per evitane l’abbandono già solo sei anni dopo l’apertura?
Mah…
Gianluca percorre l’ultimo magnifico tiro: roccia verticale e strapiombante a gocce e fessure con protezioni da falesia.
Il mistero si infittisce.

 

3. In cui si svela l’arcano

Il socio non ama le incertezze.
Quindi carica su instagram una delle immagini che abbiamo scattato durante la salita e invia un messaggio a Stefano chiedendogli lumi.
La risposta del triestino è inequivocabile: la linea a fix non è sua; lui sa chi sono gli autori del misfatto; ha già tirato loro le orecchie; nella prossima primavera i fix saranno tolti; e la via tornerà a essere una “Selvaggia” solitaria.

Ah, ecco…
Allora abbiamo salito “La Selvaggia Reloaded”…

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LA SELVAGGIA RELOADED
Ignoti – VII (150 m ca)

Di seguito riporto il tracciato della linea da noi seguita rapportata alla rel. originale di Stefano Michelazzi, reperibile p.e. qui: www.arrampicata-ledro.it. Occhio: la rel. descrittiva che segue sarà valida finché la via non sarà schiodata.

Materiale usato – 12 rinvii, 2 nut medio-piccoli, fr BD 0,3, 0,75, 1; cordini.

Avvicinamento – Arrivare all’attacco del diedro Baldessarini (nome alla base) e traversare netti a sx per rampette e paretine; appena possibile obliquare a sx fino ad arrivare a un leccio isolato a sx di una grande nicchia. Nome “Selvaggia” alla base.

L1 – Diritti a un diedrino con ch e cordino rosso; in obliquo a dx verso i fix, quindi in obliquo a sx fino a una macchia di alberi; diritti per un diedrino appena sopra la macchia fino a uno spuntone con fettuccia; in obliquo a dx per rampa friabile, quindi a sx per strapiombo chiodato a fix alla cui base si può sostare (dalla rel. originale la linea di Stefano, Eleonora e del Capo sembra salire più a sx); in breve per rampetta a dx a 1 fix (35 m – VI+);
L2 – In obliquo a dx fin sotto lo strapiombo; io do un occhio sopra; non mi convince; torno a sx per rampa di roccia macilenta e di nuovo a dx per un’ulteriore rampa (20 m – V/V+); via originale sempre molto più a sx;
L3 – Diritti per bella parete articolata; nell’ultimo tratto molti alberi fossili; sosta nei pressi di un albero (30 m – VII); originale a sx;
L4 – Diritti, in traverso a dx per bella placca – qualche appiglio si stacca – e in obliquo a sx per magnifica rampa a gocce; sosta in una nicchia sotto il grande strapiombo giallo visibile anche dal basso; via originale sempre a sx? (25 m – VII-);
L5 – Salire lo strapiombo a dx della sosta e il successivo muro bianco a gocce (magnifico); i fix puntano a una fessura ad arco che si segue diritti e verso dx fino all’uscita; sosta su albero nel bosco sommitale (40 m – VII).

Discesa – Traversare a dx per bosco a tratti esposto fino a incrociare la traccia d’uscita del diedro Baldessarini e per questa pervenire al sentiero degli Scaloni

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Soundtrack
Dance Little Liar
Arctic Monkeys – Humburg (2009)

 

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