Il Gigante

Seffi

 

Quanto può dirsi,
si può dire chiaro;
e su ciò di cui non si può parlare,
si deve tacere

 

Ludwig Wittgenstein,
Tractatus logico-philosophicus, 7

 

Le stelle che in alto si vedono la notte,
di giorno vanno da altre parti.
Non si possono trasgredire le leggi di Varuṇa,
la luna si muove ogni notte
vedendo ovunque.

 

Ṛgveda, I, 24-10

 

1. Varuna

Corroso dalla tracotanza del sapere, il giovane Bhrgu, figlio del dio sovrano Varuna, venne mandato dal padre per il mondo […] per vedere ciò che il sapere da solo non rivelava. Si trattava di scoprire come il mondo stesso è fatto. Una visione la cui mancanza rende vano ogni sapere.

A est, Bhrgu incontrò uomini che squartavano altri uomini. Bhrgu chiese: “Perché?“. Gli risposero: “Perché questi uomini fecero lo stesso con noi nell’altro mondo“. Anche a sud incontrò la stessa scena. A ovest c’erano uomini che mangiavano altri uomini e stavano seduti, tranquilli. E anche a nord, in mezzo a grida lancinanti, c’erano uomini che mangiavano altri uomini.

Quando Bhrgu tornò dal padre, sembrava aver perso la parola. Varuna lo guardò con soddisfazione, pensando: “Allora ha visto“. […]

Che cosa aveva visto Bhrgu? [Che] quaggiù non vi è altro che divorante e divorato. In tutto ciò che accade, senza eccezione e a ogni livello, si hanno questi due poli.

Ma Bhrgu scoprì anche qualcos’altro: i due poli erano reversibili. In un qualche momento i due poli si invertiranno, anzi dovranno invertirsi, perché tale è l’ordine del mondo – R. Calasso, L’ardore, Milano, Adelphi, 2010, pp, 69-70.

 

2. Spedizioni silenti

Dovrei scrivere da un po’, ma da una parte il lavoro (al rientro mi sono dovuto sorbire 2 progetti e 1 consulenza progettuale in 30 gg) e dall’altra la lentezza dei processi decisionali di gruppo (e quindi l’impossibilità di pubblicare news su Arrampicande prima della diffusione dei comunicati ufficiali) mi hanno impedito di dare aggiornamenti.

Certo, scomodare Ludwig per questioni così banali può sembrare irriverente. Ma spero almeno che il calembour concettuale possa sollecitare qualcuno a meditare.

Amen

 

3. Lavoro

Tempi di chiusura della dichiarazione dei redditi.
Dati preoccupanti: sono sotto sia con il pagamento dell’imposta sostitutiva che con quello delle ritenute INPS.

A parte il ben noto sistema di tassazione delle partite IVA, che fissa un filtro insuperabile per gli imprenditori che non abbiano da parte riserve sufficienti a pagare almeno il primo anno di imposizione fiscale e previdenziale, mi provoca una certa angoscia constatare la scarsa redditività del mio lavoro da project manager.

L’Unione Europea identifica nel 3% la percentuale di PIL che ogni Stato dovrebbe dedicare a ricerca e sviluppo. Solo con queste quote di investimento un Paese può sperare di avere un’economia in crescita significativa. Nell’ultimo report su Ricerca e Sviluppo rilasciato da ISTAT (2016 su dati 2014, qui: ISTAT ) la percentuale del PIL italiano dedicata a R&D è misurata al 1,38%, con una previsione di diminuzione della spesa di soggetti pubblici e privati dedicata a questa voce.

Non c’è da stupirsi che (notizia sul Corriere di oggi, qui: Corriere della Sera) nel 2015 abbiano lasciato l’Italia 100.000 giovani, un terzo dei quali laureati, alla ricerca di condizioni di vita e di occupazione più favorevoli.

E non c’è da stupirsi che, per lavorare alla stesura di progetti che, in caso di conseguimento del finanziamento, porterebbero ai soggetti richiedenti dai € 200.000 ai € 500.000, mi venga proposto di lavorare a cifre comprese tra i 500 e i 700 € (solo stesura) con premialità del 1% max in caso di conseguimento del finanziamento.

Peccato che i bandi ai quali lavori io hanno un tasso di successo che oscilla tra il 10 e il 15%. Questo, papale papale, significa che per raggiungere un fatturato di € 21.000/24.000 € (fatturato eh? Cui vanno sottratti € 7.400 tra tasse e contributi, per un reddito mensile netto di € 1.130 circa), dovrei scrivere almeno 20 progetti l’anno, vincendone da 2 a 3. E bisogna considerare che, per scrivere un progetto con qualche possibilità di successo, devo studiarci e lavorarci sopra almeno 45 gg.

Di conseguenza la mia produttività realistica come project manager è di massimo 8 progetti/anno, con un fatturato di circa € 10.000/11.000, tasse e contributi per circa € 4.900 e compenso netto mensile di circa € 500 (sic!). E, chiaro, farsi pagare con la formula del lavoro autonomo occasionale è quantomeno ambiguo sotto il profilo fiscale.

Quindi…

Non c’è da stupirsi che la tentazione di andarsene altrove (o di dedicare la propria esistenza al mero andare per monti, almeno per i vecchietti come me), sia più forte che mai.

Anche perché, in quest’ultimo caso, potrei anche forse tentare di richiedere il RIA (Reddito per l’Inclusione Attiva), portandomi a casa € 190 al mese e impegnandomi a fare qualche corso di riqualificazione professionale (potrei sempre autoerogarmi un corso alla progettazione europea nell’ambito del programma Horizon 2020, no?) e ad accettare la candidatura a posizioni lavorative propostemi dal locale Centro per l’Impiego  (per le quali non sarei mai assunto perché troppo qualificato, ovvio).

Mah…

Però mi sa che non potrei.

Anche perché ho scritto io 3 dei progetti per l’implementazione del sistema RIA negli Ambiti Territoriali bresciani, nel quadro dei finanziamenti PON-SIA 2016.

Sì, conflitto di interessi.

Viene da ridere per il piangere…
O da piangere per il ridere.

Eh, sì.
Dovrei sempre ricordarmi di quanto Bhrgu vide e imparò durante i suoi vagabondaggi per il mondo: quaggiù non vi è altro che divorante e divorato.

Devo aver mangiato un bel po’ in qualche vita precedente…

 

4. Il Gigante

Prima la calura estiva, poi le piogge, poi la partenza per il Perù, poi il ritorno e di nuovo le piogge e il lavoro mi avevano finora impedito di mantenere la promessa fatta a Gianluca di ripetere con lui una salita di almeno qualche vago significato alpinistico.

La scorsa settimana, conclusi i vari progetti in sospeso, è venuto finalmente il tempo di chiudere la partita. Purtroppo il periodo lavorativo e le limitate ore di luce giornaliere a disposizione ci hanno consentito  solo di ripercorrere questo breve itinerario da cui mi ero ritirato con Eva, poco amante degli strapiompi, lo scorso inverno.

***

IL GIGANTE
Masera, Feller – VII+ e Ao (180 m ca)

In rete ci sono svariate relazioni. Tra le migliori segnalo:

  • quella dei primi salitori (qui: www.arrampicata-arco.it)
  • quella di Danza Verticale (i 2 fix segnalati come “probabile vecchia sosta” su L5 sono affiancati, circa 2 m a dx, dalla sosta vera e propria, con libro di via);
  • quella di Vice72 su OnIce.

Da parte mia segnalo:

L1 – Svariati fix con piastrina piazzata in modo da costringere il moschettone a far leva sulla roccia sottostante;
L2 – Tirate molte protezioni: scarpette troppo grezze; meglio avere pedule da spalmo e precise, che lavorino bene su gocce;
L3 – Occhio al grande blocco del tetto a dx; non mi è sembrato molto attaccato alla parete;
L4 – Al traverso prima della sosta meglio stare bassi: la fascia di roccia sotto lo strapiombino ad arco è friabile;
L5 – Attenzione al tetto d’uscita: suona tutto a vuoto; sosta e libro di via dopo un marcato traverso a dx;
L6 – Bel tiro strapiombante; non ho capito se il primo tetto è liberabile; il secondo tratto strapiombante su calcite suona a vuoto come una campana tibetana; ultima sez. di 7a percorsa in artif., ma liberabile con un po’ di convinzione: prese buone nascoste;
L7 – Scaglie da tirare con molta cautela.

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Soundtrack
Old Poisons
MogwaiEvery Country’s Sun (2017)

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