Tony il Telefonista

1. Dubbi

Non è facile capire quali siano davvero i limiti funzionali di una persona che manca di un arto o che non ci vede.

Per uno sportivo nel pieno delle sue facoltà tutto è possibile.

Ma se una gamba non c’è o se per salire devo affidarmi solo a tatto e udito, come me la cavo?

In Quebrada Rurec arrampicheremo su  fessure e diedri (che nella loro linearità sembrano dare meno problemi di progressione a Silvia e Kevin), e su placche di aderenza, più infide.

Silvia sarà guidata da Lorenzo. Ma, nonostante la sua sensibilità tattile e cenestesica, potrebbe non riuscire a individuare  – in tempi adeguati a una bigwall  – “la microconchettina a h 12:00” o il “microappoggio a h 9:00″ che le indicherà il partner. Allo stesso modo in placca appoggiata Kevin, potendo contare solo sulla parte alta della coscia destra, progredirebbe con molta difficoltà a causa dei continui sbandieramenti dovuti alla parte di arto mancante, a meno che la protesi preparata da Marco – un piedino in carbonio ricoperto di gomma da fissare subito sotto il moncone – non faccia il suo dovere.

Quindi dobbiamo individuare i limiti in arrampicata di Silvia e Kevin sotto il profilo funzionale e biomeccanico.

Oggi Ricky e io siamo con Kevin.
Tra la “Rampa in Alternanza” aperta da Grill a Santa Massenza e “Tony il Telefonista” al Corno di Bò, optiamo per quest’ultima: difficoltà più contenute, avvicinamento e rientro più breve e richiamo nel nome a uno dei miei soprannomi da ragazzo: Toni (anche se non ho mai fatto il telefonista).

Alle 8:00 ci troviamo alla base della parete circondati da cordate di tedeschi, sul Garda per le vacanze di Pentecoste.

Partiamo.

Io ho con me la NdA di friend e nut, inutile, che userò dove posso solo per valutare come se la cavano i due secondi (Kevin e Riccardo, che gli farà da supporto) anche nel pulire i tiri.

L1 scorre veloce.
Le cose si complicano su L2, dove scopro che il “5a” dichiarato dalle guide sembra essere un “5a” inglese: un buon VI di aderenza e su prese piccole  e scagliose.

Ma Riccardo e Kevin, lenti e imperterriti, salgono. Kevin è in ottima forma: il nuoto e il ciclismo che pratica facendo triathlon gli danno una solida base atletica. E il minuscolo piede in carbonio preparatogli da Marco funziona che è una meraviglia: evita a Kevin indesiderate rotazioni del busto e lavora sui microappoggi come un cliff. Perfetto…

Su L3 divago un po’: più o meno a metà tiro un discreto runout, forse  dovuto a un fix saltato, mi porta ad aggirare il passo da sx. Provo a rientrare sulla linea, ma, pur arrivando a tiro di protezione, non riesco a stabilizzarmi sui piedi e a moschettonare. Torno indietro di 3 m e punto in obliquo a sx al fittone della via vicina. Continuo a essere meravigliato delle difficoltà dichiarate dalle relazioni: “5a” (V). Alla faccia…
Che sia una via del compianto Bassi?
Mah…
Controllerò.

Scendendo vedremo una cordata teutone lanciarsi a manetta lungo la linea da noi appena salita, in perfetto stile “quello che non uccide rafforza”. Arrivano al fix, moschettonano, agguantano il rinvio, si alzano più che possono in artif. e partono in precaria libera fino al fix successivo, anche sul passo da me aggirato a sx.

Ah, ecco come si fa.

Sì.
Forse così è V…

Il panorama è stupendo: il grigio muro di Cima Capi spicca per la sua imponenza tra le mille pareti multicolori della costiera gardesana orientale. Il cielo, a tratti azzurro a tratti nerastro, anticipa un temporale che per ora è in standby. Gabbiani, una poiana e svariati stormi di anatidi volano in tutte le direzioni appena sopra la superficie del lago. Verrebbe voglia di restare ancora un po’ sul terrazzo sotto il traliccio a godersi lo spettacolo. Ma il temporale potrebbe non aspettare.

Ci caliamo, Kevin e Riccardo uno di fianco all’altro. Qualche titubanza per la sincronizzazione sulle prime calate. Poi le doppie scorrono veloci.

Esperimento riuscito: calcolo che in Quebrada Rurec su questo tipo di struttura potremo salire circa 125 m ogni quattro ore. Quindi una parete di 450 m ci porterà via circa 2 gg e un bivacco. Forse due…

Andata…

Tra due settimane sulle Placche dell’Eden allo Scoglio di Boazzo proveremo anche con Silvia e Lorenzo .

Zecche mie, preparatevi.

Arrivo…

 

2. AI a Villanuova sul Clisi

Sabato prevedo una puntata alla falesia del Covolo per un richiamino di difficoltà. L’appuntamento è con Stefano. Arriviamo veloci al centro della Bassa valle Sabbia.

Per il caffè non fermiamoci al solito bar“, fa lui. “Ce ne sono altri, in paese?
Sì, un paio… Più avanti, verso Gavardo…

Superiamo il bivio per il campo sportivo (dove c’è il parcheggio della falesia) e proseguiamo verso la chiesa. Siamo così concentrati sulla ricerca del bar che quasi non ci accorgiamo della funzionaria della Polizia locale che, sbracciandosi da dietro un altro mezzo appena fermato, con la paletta ci impone di accostare.

Favorisca libretto, patente e assicurazione…
Stefano scopre di non aver fatto la revisione dell’auto, in scadenza a fine aprile: 100 € di multa. Ma loro come hanno fatto ad accorgersene?

Semplice: tutta Villanuova è sottoposta a videosorveglianza. Una videocamera ha rilevato il numero di targa dell’auto di Stefano; un sistema di controllo informatico ha notato l’infrazione; questa è stata segnalata via tablet alla pattuglia sulla strada; e la pattuglia ci ha fermati.

Il sistema non costerà poco. Ma alle amministrazioni comunali della val Sabbia, in tempi di finanze al limite a causa del Patto di Stabilità interno, conviene: i soldi raccolti con le multe compenseranno le uscite dovute all’acquisto o al noleggio del sistema di controllo. Commentiamo che questa gestione della sicurezza stradale è tassazione nascosta e tende a colpire proprio i soggetti più a rischio di povertà, che spesso hanno auto più malandate e meno a norma.

Non è il caso di Stefano, che, comunque, quest’anno si è già preso due multe per eccesso di velocità.

Però è probabile che una persona con redditi bassi rinunci all’auto per le molte multe affibbiategli. Senza auto gli sarà più difficile lavorare o trovare un’occupazione (in quanto non “automunito”), il suo reddito diminuirà e aumenterà il suo grado di  esclusione sociale.

Tra me e me medito che il fenomeno – se davvero gira così – può avere una serie di conseguenze curiose; nei Comuni interessati può:

a. ridurre il numero di auto circolanti e l’inquinamento atmosferico;
b. aumentare  il numero di sussidi erogati a persone in condizioni di disagio e quindi le uscite per costi sociali;
c. ridurre (paradossalmente) le entrate per il pagamento di multe associate a infrazioni al Codice della Strada e quindi diminuire la sostenibilità finanziaria del modello; a pagare multe, saranno comunque le persone con reddito medio-alto, che ancora potranno permettersi un’auto.

Di conseguenza e per finire questa forma di tassazione parallela, sebbene non proprio sostenibile (disincentiva la circolazione in auto proprio delle persone che sono multate più spesso), sembra svolgere una funzione positiva nella redistribuzione dei redditi e nella salvaguardia della qualità dell’aria.

In ogni caso, se passate per i paesi della bassa Val Sabbia, mi raccomando: auto in ordine.
O avrete un’alta probabilità di contribuire vostro malgrado alla promozione della giustizia sociale tra i residenti di Ambito 10 e alla riduzione delle emissioni di CO2 nella Bassa Val Sabbia.

:mrgreen:

 

3. Intelligenza artificiale: sintassi o semantica?

Un’ultima nota tecnica sui rapidissimi progressi che il settore sta sperimentando in questi anni.
Durante una delle istruttorie seguite nei mesi scorsi discutevo con una docente sulla possibilità che i sistemi di intelligenza artificiale siano in grado o meno di effettuare valutazioni e di comunicare significati.

Lei pensava che non fosse possibile: i prodotti dell’IA sono secondo lei esiti di semplici cicli di reiterazione sintattica del programma (le regole del sistema operano più e più volte finché non generano “per caso” stringhe sensate per noi, ma non per il sistema, che non è in grado di rilevare significati).

Invece io ritenevo che gli attuali sistemi di AI, basati su reti neurali profonde, realizzano output in virtù di macro-algoritmi articolati in:

–  una fase di raccolta e analisi di informazioni (d-base);
– la  generazione casuale di alternative a partire dalle informazioni accumulate;
– la selezione delle alternative (sensate/insensate) grazie a un sistema di rinforzo delle connessioni neurali simile al nostro sistema dopaminergico (wikipedia)

e sono per questo in grado di effettuare valutazioni e di esprimere significati.

Beh, forse è proprio così.

Mi limito a rimandare gli interessati ad alcuni articoli usciti di recente su Repubblica on line nei quali:

– si racconta di Annabell, una rete neurale artificiale in grado di imparare a parlare (qui un contributo su Le Scienze);
– si spiega come funzionano gli assistenti vocali di Apple, Micosoft, Google;
– si presenta Xiaoice, un chatbot Microsoft in grado, tra le altre cose, di comporre poesie pubblicabili.

Al momento per questi output il confine tra meri esiti combinatori ed espressioni dotate di significato è ancora labile.

Ma tra non molto avremo davvero IA in grado di cogliere e generare senso.
E anche di scrivere progetti…

Non ci credete?

Cito da La Repubblica online: “E infine [i robot] tra 45 anni, cioè nel 2062, raggiungeranno quella che viene definita ‘High-level machine intelligence‘: il momento in cui una macchina, senza alcun aiuto esterno, potrà svolgere qualunque lavoro meglio, e più economicamente, di un essere umano.

È a quel punto che verremo soppiantati? Non proprio, ma accadrà anche questo: secondo gli esperti infatti nel giro di 120 anni tutti i lavori umani saranno svolti da robot e computer. Che ne sarà di noi a quel punto è difficile da prevedere.

Tempi tumultuosi, i nostri.

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TONY IL TELEFONISTA
(140 m – VI/VI+)

Via di un certo interesse in uno dei posti più panoramici del lago di Garda. Gradi sulla carta contenuti, non così nella realtà. In loco fix e fittoni non sempre ravvicinati, soprattutto in alto.

Avvicinamento – Zero: attacco a dx dell’imbocco della seconda galleria che si incontra scendendo da Riva sulla Gardesana Occidentale.

L1 – Facile fessura appoggiata (25 m – IV);
L2 – Placca tecnica di spalmo; cercare con attenzione gli appoggi; sosta comoda su cengia (25 m – VI);
L3 – Sempre per placca tecnica; forse un fix saltato più o meno a 2/3 di tiro; io tento di aggirare da sx il vuoto di protezioni, ma non riesco a moschettonare il fix dopo; per evitare il rischio di un volo lungo, obliquo a sx sull’itinerario vicino (30 m – VI+);
L4 – In obliquo a dx e diritti saltando una sosta intermedia fino al traliccio di fine via (60 m – IV+).

Discesa – Ottime calate: S4-S3 (55 m.); S3-S1 (50 m); S1-Terra (25 m)

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Soundtrack
Güero Canelo
Calexico, Feast of Wire  (2003)

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