King Line

L’entropia di un sistema isolato
lontano dall’equilibrio termico
tende ad aumentare nel tempo,
finché l’equilibrio non sia raggiunto

Secondo principio
della termodinamica

Sono un povero straniero in cammino
attraverso un mondo di dolore
Non c’è malattia, fatica o pericolo
Nella terra luminosa in cui vado

Wayfaring Stranger
16 Horsepower, Secret South (2000)

1. El Camino Real

Secondo meeting pre-partenza tra i partecipanti ad Arrampicande. Per problemi vari mancano Silvia e Kevin.
Ma il resto del gruppo c’è.
Quasi tutto.

Dobbiamo iniziare a testarci come team su un granito simile a quello che troveremo in Perù.

In modo rocambolesco arriviamo in Val Daone.
E, al solito modo (a caso), decidiamo obiettivo e cordate.

Quindi la mia cordata, formata da me (ovvio), Mirko e Luca Sox, partirà con doppia serie di rinvii, friend e nut. La seconda, con Ralf, Fischer e l’Altro Luca, avrà corde più sperimentali, ma un  solo set di NdA. Ce ne accorgeremo tutti tardi, più o meno dalle parti di L3.

L’avvicinamento alla via attraverso il penitenziale bosco verticale sotto lo Scoglio di Lert avviene per sentiero ben segnato, più comodo della ravanata tra frasche generatrici di zecche che segue la linea più ripida usata una volta.

Parto io, tremolante per la persa abitudine all’arrampicata sui funghi daoniani e per il timore che le scarpe da spalmo, trasformate in zoccoli, mi giochino strani scherzi.
Invece tutto sembra funzionare.

Ho qualche titubanza solo su L3, tiro chiave, dove in parte la paura di schiantarmi volando (che non mi ha più lasciato dall’ultima fionda chilometrica in Concarena) e l’effettiva zoccolatura delle scarpette mi creano qualche disagio. Risolvo i timori grazie a un p. A1: moncone di fix strozzato con cavetto di nut.

Impieghiamo tre ore per i primi tre tiri: Mirko vuole le prime riprese e deve essere messo nelle condizioni di farle. Purtroppo in sosta, tra mezze, statica e cordini vari riusciamo a creare nodi quasi gordiani, che impieghiamo minuti preziosi a sciogliere.

Quindi Ralf, dopo aver salito in libera L3, è costretto ad aspettare che noi, davanti, ci muoviamo. E a S4, valutando che non riuscirebbe a finire la via entro il calare del sole, scende.
Sox e io abbandoniamo Mirko con Ralf e gli altri e proseguiamo fino a S11, salendo tra paretine coperte di muschio e boschi sospesi.
Sopra di noi splende la gloria spietata del cielo di maggio.
Il vento passa solitario tra i rami.

 

2. Bivouac

Ralf ama le notti rustiche, ricordo di avventure più selvagge. Quindi fissa il campo-base sotto il grande masso allo Scoglio di Boazzo, bivacco di generazioni di alpinisti.

Al crepuscolo Sox e io raggiungiamo gli altri. Hanno già organizzato tutto: piazzola, focolare, cucina. Troviamo ad aspettarci pollo ai ferri e una birra purtroppo tiepida.

La serata passa tra i racconti delle spedizioni di Mirko in Borneo e Nuova Guinea e i ricordi delle salite in gioventù mie e di Ralf.

Mi chiedo come un astrofisico come Mirko abbia scelto la strada del videomaker di avventura.

Itinerario esistenziale “creatività vs razionalità”?
Artistica soluzione al vicolo cieco evolutivo che da cinquant’anni a questa parte si trova ad affrontare qualunque  brillante giovane studioso in Italia?

Non mi do risposte.
Immagino solo che elaborare modelli su nascita, evoluzione e scomparsa di stelle e galassie sia meno divertente che inseguire per mesi i boscaioli dayak nelle foreste del Borneo.

Con le mille impressioni suscitate dalle chiacchiere, da qualche birra in più – purtroppo sempre tiepida – e dal primo bivacco all’aperto dell’anno, ci infiliamo nei sacchi a pelo e sprofondiamo nel sonno.

Il mio ultimo pensiero è alle zecche. Si dimenticheranno di me, questa volta?

 

3. Avalon

… ovvero del collasso del paradiso.

Mi sveglio con Mirko e Ralf che ci riprendono in sincrono mentre noi nei sacchi a pelo riapriamo gli occhi.

Non sarà facile decidere che cosa fare oggi.
Dovremo scegliere due linee distinte (per evitare i casini di corda di ieri) e non troppo distanti tra loro, in modo da fare buone riprese.

Con Ralf salgo alla base di “Spaghetti allo Scoglio” per controllarne le condizioni.
No, non va: muschi e licheni sporcano la partenza di “Spaghetti…” e del “Giardino dei Tassi”,  lì a dx.
Mi ricordo di un commento di Mirko alla vista dei boschi sulla riva orientale del Lago d’Idro: “Sembra l’Amazzonia…”
Sì, il clima è tropicale anche qui.

Rinunciamo.
Le alternative sono: “Savor de Omo” a Lert (ma la cordata di supporto dovrebbe salire sulla dura “Il Castello delle Streghe”; e le riprese sarebbero poco panoramiche), o “Will Coyote” alla Parete della Cascata Multistrato” (con supporto su “Avalon”; difficile; ma panorama ok). Dopo lunghe meditazioni optiamo per la seconda.

Io ho già fatto undici tiri ieri.
Quindi a me spetta di diritto la cordata di supporto.
Ralf, più fresco, condurrà i tre baldanzosi giovani su “Will Coyote”.
Ha aperto la via.
Per lui sarà uno scherzo, no?

Mentre scendiamo alle auto, arriva anche Riccardo che – a causa della rocambolesca organizzazione di cui sopra – da 2 ore ci sta aspettando al parcheggio.
Ci imbarchiamo sulla sua auto e partiamo.

L’ultima parte dell’accesso alla placca Multistrato è infestata da felci e ontani. Vedo zecche ovunque. Questa volta mi sa che non  sfuggirò alle loro pinze.

Anche il canale sotto la parete non ha un bell’aspetto: è sconvolto da scariche recenti.

Dall’attacco guardo verso l’alto.
La parete non mi piace: stacchi bianchi, vegetazione ovunque, terriccio sugli appoggi. Altro che “parete di dubbio aspetto, ma su cui si arrampica danzando“, come scrivevo nella mia rel. di 15 anni fa…

Raggiungo come riesco S1 di “Avalon”, costretto all’artif.  dal dolore agli alluci sforzati sui 400 m di granito saliti ieri; il pass. su piastrina quasi tranciata nei pressi del chiave è precario: arrampico male; intanto Ralf parte su “Will Coyote” e “lavora con lentezza” L1.

Io recupero Ricky e Mirko, salgo L2, scopro che buona parte di L3 è stata trascinata a valle da una frana, porto una linea di fisse a dx verso L2 di “Will…” e riesco ancora a fare due parole ravvicinate col teutone che, lemme lemme, si è salito la prima parte del tiro e sta ravanando alla ricerca di una sosta che non c’è più nel boschetto sospeso dove mi trovo anch’io. La vegetazione ha qualcosa di infernale, sconvolta com’è da frane o da qualcosa di simile.

Intanto Fischer, i piedi cotti, è sceso.

Mirko ha tutto il tempo di raggiungermi e di filmare Sox e l’Altro Luca su L2. Loro proseguono, mentre noi scendiamo rapidi per sfuggire alla vampa agostana di questo sole di maggio.

La cordata di punta arriverà fino a L4, dove Ralf scoprirà che il fix piazzato da Danilo in apertura in equilibrio precario sul chiave è sparito; il tiro ora richiede ai ripetitori un runout di 6 m sul VII+ abbondante e possibile volo lungo.

 

5. Entropia

La seconda legge della termodinamica afferma che tutto, in un sistema chiuso, tende alla condizione statisticamente più probabile: freddo, immobilità, buio.

Questo, per noi mortali, significa, oltre al resto, che esseri umani e pareti tendono per gravità (metaforica o reale) verso il basso.

Mi è rimasta dentro una strana impressione nello scoprirmi ora molto meno sfrontato di un tempo su vie all’epoca percorse in tranquillità. E nel rendermi conto che pareti addomesticate solo un decennio fa dal duro lavoro di (allora) giovani alpinisti stanno riprendendo la loro natura  selvaggia in un niente, come se l’unica condizione normale nel nostro mondo contingente sia il caos.

Ma forse è tutto solo un errore di prospettiva.
Forse, come spesso capita, ciò che a me sembra distruzione e livellamento è solo una pausa in vista di un reset.

Sì, non fa molto piacere sapere di essere una piccola parte del mondo che sarà resettato..
Ma credo di non avere alternative.

A meno di non essere capaci di sfuggire all’inesorabile direzione statistica della freccia del tempo…

 

6. Smentite del mondo attorno a noi

E infatti…
Arrivo a casa e scopro che Eva è arrivata terza alla Bossoni Half Marathon, prima di categoria, arrivando a questo risultato in sette mesi scarsi di allenamento specifico.

Sono sempre più meravigliato della sua forza e tenacia.
Chapeau!

Quindi l’unica costante nel nostro mondo contingente è il cambiamento?

Rendersene conto è facile. Abituarsi è difficile. Anche al fatto che si è in calando e non in crescendo.

Bilancio zecche: 5.
Record per me in val Daone.

Sono l’uomo più amato dal genere ixodidae nell’intero arco alpino centro-orientale.

Eh, sono soddisfazioni…

***

KING LINE
Righetti, Davorio, Meli, Ferramola, Gaibazzi, Bernardi con Mauro, Francesco, Massimo, Miodo – VII+ o VII-/A1 (395 m ca)

Via su belle placche a funghi nei primi 4 tiri. Poi è per gli amanti dell’esplorazione: salti inframmezzati a boschi sospesi. Posto primordiale. Usati 12 rinvii, fr BD da 0.3 a 3, 1 nut medio-piccolo con cavo mobile.

Per avvicinamento e rel. ufficiale rimando a Daoneclimbing. Di seguito un’integrazione alla descrizione tiro per tiro.

L1 – Placca tecnica in lieve obliquo verso dx (VI+/VII- – 30 m);
L2 – Placca tecnica di spalmo in obliquo verso dx (VII- – 30 m.);
L3 – In obliquo a dx, diritti e in lieve obliquo a sx per stupendo muro a onde; artif. non proprio lineare se non si passa puliti; libera per Sox da secondo e Ralf da primo (VII- e A1 o VII+ – 35 m);
L4 – Per placca lavorata sopra un tettino, rientro a dx a un diedrino, lunga placca prima adagiata e poi più ripida e rampa finale in obliquo a sx (VI+ – 55 m);
L5 – In obliquo a dx (muretto), poi bosco; sosta da attrezzare (V+ – 30 m);
L6 – Sopra la sosta per muro e vago spigolo sporco; le protezioni fisse spariscono per un po’; tenersi appena a dx per linea proteggibile (diedrini) fino a riprendere i fix (placca in obliquo a sx, più facile se aggirata a sx (VI o VII- – 40 m);
L7 – Spigolo, in traverso a sx superando un canale, diedrino e placca verticale con finale impegnativo (uscita a dx); di qui in obliquo a sx fino alla sosta sopra zolle d’erba (VI+/VII- – 35 m);
L8 – Fessurina e diedrino su filo di spigolo; quindi in obliquo a sx per altro diedrino fin sotto una placca adagiata; sosta nel bosco (VI – 40 m);
L9 – Bella placca lavorata sopra la sosta; poi in obliquo a sx fino a uno spigolo nel bosco (VI – 30 m);
L10 – In obliquo a dx a prendere il filo di uno spigolo sopra strapiombini; appena possibile a dx, su placca; occhio in uscita alla lastrona appoggiata (VI+ – 30 m);
L11 – Parete rotta appoggiata in obliquo a dx, muro verticale (1 passo secco) e bella placca di movimento fino in sosta (VI+ 1 p. – 40 m).

Discesa – Con doppie da 30 m (consigliabili, considerato il terreno accidentato; occhio che la corda sia davvero da 60 m): da S11, S10, S9, S8, S7; con doppie da 60 m: S6-S4; S4-S3; S3-S2; S2-terra; Ralf è sceso a terra da S3, tenendosi sulla dx faccia alla parete; 1 cordone lasciato da Ralf a S3.

***

 Soundtrack
Wayfaring Stranger
16 Horsepower, Secret South (2000)

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