Geronimo

Il significato di “Goyathtlay”
è
“Colui che sbadiglia”

***

Non mi sarei mai dovuto arrendere.
Avrei dovuto combattere
finché non fossi rimasto
l’ultimo uomo vivo

Ultime parole riportate di
Goyathlay – Geronimo
leader e sciamano chihuahua

***

Tu dici che la collina è troppo ripida da scalare; tu scalala…
Dici che vorresti vedermi provare
a scalarla

Scegli tu il posto e io il momento,
E io salirò a modo mio.
Aspetta solo il giorno giusto,
E quando salirò sopra gli alberi e le nubi
Guarderò in basso, ascoltando il suono
Di ciò che hai detto oggi

Senza paura l’idiota affronta la folla, sorridendo
Senza pietà il giudice si volta accigliato
E chi è il pazzo incoronato?
Scendi a modo tuo

E ogni giorno è il giorno giusto
E quando salirai sopra la sua fronte corrugata di paura,
Guarda in basso
Ascolta il suono dei volti tra la folla

Fearless,
Pink Floyd, Meddle (1971)

1. Allenamento

Nello sport – si sa – lo stimolo allenante dev’essere simile alla prestazione perseguita. In Quebrada Rurec arrampicheremo in apertura su strutture di 4/500 m: le difficoltà non saranno mai elevatissime.

Quindi arrampicare su plastica al Roc, boulder o lead, oltre a fondermi dita e gomiti, può aver aumentato forza e resistenza, ma non mi ha preparato alle ore che passerò in parete a cercare una linea di scalata tutta da inventare.

Per questo chiedo a Ralf se prima della partenza gli va di accompagnarmi in qualche salita lunga sulle pareti di casa. Per iniziare lui propone Tredenus o Pizzocolo – Parete Nord-Est.

Ieri è piovuto: escludiamo il Tredenus e scegliamo “Geronimo”, la più facile delle tre vie aperte da Ivan e Marco sullo scudo centrale della Nord-Est del Pizzocolo.
La rel. CAI Bozzolo recita: “Tutte le vie sono protette interamente a fix“.

“Interamente” è un palese fake: Ivan sul suo blog scrive: “sono utili alcuni friend medio piccoli“. Quindi noi portiamo fr fino al BD 3, nut e, per non farci mancare niente, cliff.

 

2. Segnavia blu

L’avvicinamento è tracciato meglio di due anni fa.

Attacco il primo tiro, umido.
Le mie scarpette morbide, con la punta rifatta da risuolatori certificati, non tengono, come se al posto delle suole avessi piastrelle o cubetti. Non è il massimo sulla roccia slavata e gli appoggi svasi e viscidi – “‘Liscidi‘, avrebbe detto Annika”, fa Ralf – della parete.

Sugli spalmi arrampico con il baricentro troppo esterno.

A Ralf rispondo che per me i risuolatori, quando rifanno le punte, per ridare corpo alla scarpetta e garantire supporto a chi vuole arrampicare in stile “rampone” (bello stabile sugli appoggi), legano non so come la pezza di gomma al resto della suola, irrigidiscono il tutto e annullano proprio l’effetto “spalmo” che io cerco nelle scarpe morbide.

Bah…
Oggi niente prestazione.
Per il Perù o sfondo queste ballerine, o dovrò addomesticare un nuovo paio di – come si dice oggi – no edge.

Pazienza…

 

3. Chi si ferma è…

Ralf è passato in libera sui primi m di L2 (e per fortuna avevamo i friend) e in artif. sul traverso verso dx di L2.

A me tocca L3.
Con numeri sulle staffe e tratti equilibristici in libera arrivo al penultimo fix.
Provo una volta in artif.. Non passo.
Provo una seconda e una terza. Idem.
Niente…
Devo scendere e far passare davanti Ralf.

Lui, teufel di un tedesco, risolve l’A1 usando non una, ma due staffe.

Certo che sono stati bravi, i due mescaleros. Non c’è traccia di fori aggiuntivi o altri trucchi di chiodatura.

Discretamente bruciato, salgo L4 in affanno e lascio al socio L5 e L6. Il teutone supera in libera tratti del 7b di L5 e del 7c di L6, nauseanti q.b. per inclinazione oltre la verticale.

Io su L7, magnifica fessura strapiombante obliqua a sx, mi ritrovo impegnato al limite. Finisco il tiro dopo un paio di riposi.

Sì, anche la forma non è delle migliori.

 

4. O temporal o mores

Intanto a nord-ovest tuona cupo.
Il maltempo previsto per il pomeriggio sta riversando grandine sulla Corna Blacca e sulla val Sabbia a dx.

Per il momento una misteriosa cortina ci protegge dalla furia degli elementi.
E per fortuna: da qui non ci si cala né su “Geronimo”, né su “Pane e Uva per Tutti”. Secondo la relazione, per arrivare a una linea di discesa in doppia, dobbiamo salire almeno altri due tiri.

Ralf parte per L8. Oltre lo spigolo a dx della sosta, un muro verticale delimitato a sx da un diedrino si oppone alla fine delle difficoltà. Purtroppo le protezioni fisse diventano distanti: Ralf vede un fix solo 6-7 m sopra l’ultimo rinviato.

Il tedesco traffica un po’ con un kevlar in clessidra e un friend nel fessurino di sx per passare in libera sul tratto critico.

Io intanto mi perdo a osservare un onisco giallo-nero che cerca (e trova) un buco nella roccia in cui infilarsi. E vi si caccia, ben raggomitolato sul fondo.
I tuoni rombano più vicini.
Non va bene.

Ralf arriva in sosta.
Più veloce che posso salgo il tiro, recupero il materiale e parto per L9, nonostante la stanchezza e la pioggia che inizia a cadere. La rel. parla di una rampa alla fine dei grandi strapiombi che dovrebbe portare prima a dx e poi a sx, alla linea di calate su “Pane e Uva…”. Mentre passo tarzanando da un fix all’altro (evidentemente qui i ragazzi si erano stancati di tirare lungo), penso che, tutto sommato, la situazione non è così malvagia. E che un temporale è proprio quello che ci vuole, in preparazione a Quebrada Rurec. Raggiungo la rampa, salgo tirando con attenzione l’isiga bagnata e mi fermo all’unico albero sano di questo infelice tratto di prato sospeso sugli strapiombi.

La pioggia continua a cadere lenta. I tuoni sono sopra di noi, ma non rombano cattivi.
Non succederà niente.
Forse l’artropode è stato fin troppo prudente.

Recupero Ralf.
Sembra agitato, ma più come per commedia che davvero. Lascio a lui il traverso a sx su roccia friabile ed erba fino alla calata attrezzata. Da qui doppie.

Al primo tentativo di recupero delle corde, qualcosa le blocca. Nonostante il “fai saltare” e il “tira di lato”, scorrono solo nella direzione opposta alla nostra.
Il teutone, visto che c’è e obbedendo alle direttive del suo proverbiale, severo, omonimo motoneurone, ne approfitta per provare la risalita su corda con machard. Prima sbaglia (staffa sopra e nodo in vita sotto), poi inverte (staffa sotto e nodo in vita sopra), ondeggia e sale. Sblocca la corda (era un arbusto) e ridiscende. Le nuvole e il buio che fino a poco fa avvolgevano la parete si stanno diradando. Ora è più chiaro e non piove più.

Con due veloci doppie da 60 m siamo alla base. I vestiti sono umidi, le braccia stanche e il cuore leggero.

Chissà perché è così?
Perché nonostante gli incidenti e i guai passati nei miei vagabondaggi in parete, qui mi sento ancora a casa?

Perché qui sto meglio che giù?

 

5. Leopatra

Il giorno dopo accompagno Eva ad arrampicare a Villanuova. Le hanno parlato di “Leopatra”, bel 7a a fittoni lunghi sulla parete centrale.

Le attrezzo il tiro da L1 di “Per Chi Suona la Campana” e, per sfizio, faccio un giro da secondo. Confermo la bocciatura delle ballerine rifatte: non parliamo delle linguette sotto i buchi; ma non tengono nemmeno sulle puntine e sulle tacche nette.

La giornata è stupenda.
Trascorriamo il pomeriggio alla spiaggia di Padenghe.
Eva è molto a suo agio.
Io non riesco a evitare un senso di fastidio nell’osservare le persone che passeggiano o prendono il sole sul lungolago, come se stessero tutte perdendo tempo.

Mi viene in mente una frase di B. Pascal: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici” (Pensieri, 168).

E che io non amo Pascal.

Riemerge anche la domanda di ieri: “Perché per me è meglio su che qui? E perché Geronimo alla fine della sua vita ancora insisteva sul continuare a lottare?”

Era qualcosa di simile all’abitudine di una vita?
Era lui fatto così?

Mah…

Dovrò tornarci su.

Io sono nato dove il vento soffia libero e non c’è nulla che ferma la luce del sole. Io sono nato dove non c’erano costrizioni“.

Goyathtlay

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GERONIMO
Maghella, Gnaccarini – VIII- e A1 (300 m ca)

Via impegnativa su una magnifica parete tuttora dimenticata. Obbligatorio esigente. Richiesta una buona forma atletica.

Avvicinamento – Ben segnato, come da rel. CAI Bozzolo.

Attacco – È la seconda (e non la prima) via che si incontra lungo il sentiero d’accesso. Targa blu alla base.

L1 – In obliquo a sx tra gli alberi; duro pass. d’ingresso in placca da me aggirato sulla sx (ciuffo d’erba per i piedi); Ao per me anche sul fix successivo per presa bagnata. Poi rocce rotte e arrivo in sosta tramite zolle di isiga, puntando a sx a una cengia sopra un evidente albero; possibilità di proteggersi con un BD3 in lama a sx (VI+/Ao o VII- – 25 m);
L2 – Diritti per placca e fessura appena obliqua a dx (utili BD 0.4, 1, 2); poi placca in discesa in traverso a dx (1 cl); lasciato un cordone all’inizio del traverso per consentire l’Ao al secondo (VII+ e Ao – 20 m);
L3 – Diritti sopra la sosta per placca tecnica; a una prima nicchia la parete si impenna; astuzia per l’artif. sul penultimo fix; poss. piazzamento di un BD2 alla seconda nicchia; BD 0.4 poco sotto la sosta (VII+/VIII- e A1 – 25 m);
L4 – Arco da sx a dx verso la sosta su muro appena strapiombante; ultimo pass. in artif. faticoso (VII e A1 o VII+ e A1 – 15 m);
L5 – Rampa a dx della sosta (in partenza prestare attenzione alle lame staccate per mani e piedi); appena possibile diritti per fessurino e poi in obliquo a sx per rampetta prima accennata, poi marcata; arrivo in sosta per faticosa fessura di impostazione (1 BD 2); tiro magnifico (VIII- e Ao o VII+ e A1 – 30 m);
L6 – Strapiombo in obliquo a dx; poi fessura ad arco verso dx (1 BD 0.4 o 0.5) e ancora strapiombo; molto faticoso (VIII- e A1 o VII+ e A1 – 25 m);
L7 – Entusiasmante e impressionante fessura obliqua a sx (usati 1 BD 1 e 1 BD 0.5 di integrazione) (VII+ – 15 m);
L8 – A dx della sosta per placca tecnica sotto uno strapiombo; quindi diritti per placca appena strapiombante e diedrino (1 cl, 1 BD 0.4 e 1 nut medio); in obliquo a sx per bellissima placca strapiombante alla sosta (VII+/VIII- e Ao – 30 m.);
L9 – Diritti sopra la sosta per diedrino; poi muretto in obliquo a sx e spigolino fino alla rampa obliqua vegetata; seguirla per ca 15 m verso dx fino a un grande albero sotto un fix segnavia (VI e Ao o VII, poi facile – 30 m);
L10 – Salire al fix e traversare a lungo a sx fino a una sosta con 2 fix; la sosta per la calata è 3 m a sx, appena più in basso (IV – 25 m).

La via prosegue per la placca soprastante. Noi scendiamo causa pioggia.

Calate – Dal punto massimo da noi raggiunto, 1 CD da 30 m alla sosta sottostante di “Pane e Uva per Tutti” (sistemare bene le corde; attenzione agli incastri), 1 lunga CD in lieve obliquo a sx (S3 di “Pane e Uva…”?, di qui 1 ultima CD lunga fino a terra (noi puntiamo a tornare alla base di “Geronimo”, che parte appena più alta della sorella a sx).

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Soundtrack
Fearless
Pink Floyd, Meddle (1971)

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